Parrocchia
di Sant’Anna in Zoppè

Chiesa di Sant’Anna

Storia

Nel 1528 ser Matteo Palatini, ricco notaio di Pieve di Cadore, stabilì con disposizione testamentaria che i suoi eredi costruissero a Zoppè una chiesa dedicata a sant’Anna nella quale trovasse posto una pala con l’immagine della genitrice di Maria.

Il tempio primitivo, consacrato nel 1654, venne edificato attorno al 1530/40 e, pur rimaneggiato, è attualmente identificabile nel volume dell’odierna sacrestia.

Dalle Relazioni delle Visite Pastorali condotte nel XVII secolo si evince che il manufatto, dotato di un camposanto, aveva altare unico ornato con tela al tempo attribuita a Tiziano Vecellio.

Nel 1731, essendo cresciuta la popolazione locale, si deliberò di costruire un nuovo edificio a ridosso della chiesa originaria, che assunse la funzione di sacrestia.

I lavori, che si protrassero fino al 1737, si conclusero con la consacrazione del vescovo Domenico Condulmer, il quale in tale occasione accordò al sacerdote mansionario la facoltà di dispensare i sacramenti.

Tale fatto costituì un passo fondamentale verso l’indipendenza dalla matrice di San Floriano, che avvenne per gradi con l’elezione a curazia nel 1774 e a parrocchia nel 1843.

L’impegno profuso dalla popolazione per adornare il tempio con arredi e paramenti sacri fu vanificato nel 1896, quando un incendio distrusse l’insediamento di Bortolot, devastando 43 abitazioni, la chiesa con il suo campanile e la casa canonica.

L’antica cappella, tuttavia, rimase intatta e furono portati in salvo la celebre pala dell’altare maggiore e alcuni oggetti sacri.

Il nuovo edificio, che sorse dal ripristino delle strutture murarie precedenti, fu benedetto dopo appena 380 giorni dall’incendio

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Architettura e Arte

L’impianto attuale è il risultato degli interventi di ammodernamento condotti nel 1932, che comportarono la costruzione di un nuovo presbiterio sul sedime occupato dal sagrato, la realizzazione dell’orchestra, l’esecuzione della decorazione parietale.

Nel coro trova posto l’altare maggiore, in marmo policromo, alle cui estremità si ergono le statue lignee dei Santi Pietro e Paolo, opera dello scultore Giovanni Battista De Lotto (1841 – 1924).

Sul dossale è allocata la storica pala che la critica moderna rivendica a Tiziano Vecellio e alla sua bottega. 

Sulla parete del coro è affisso l’olio su tela di Masi Simonetti (1903 – 1969) intitolato “Transito di san Giuseppe”. 

L’opera, realizzata nel 1932 dal celebre pittore nativo di Zoppè, “si segnala per la magica tavolozza imbevuta di luce e per l’intima intonazione lirica” (F. Vizzuti, 1995).

Sulla parete del presbiterio è esposto il dipinto “Cristo crocifisso”, eseguito dall’altrettanto celebre artista locale Fiorenzo Tomea (1910 – 1960).

Lungo il lato destro della navata si apre la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, il cui altare in legno intagliato, dipinto e dorato, è articolato in due parti distinte: la mensa, realizzata nel 1898 dal cadorino Giovanni Battista De Lotto, e l’alzata con nicchia contenente il simulacro mariano eseguite all’inizio del XX secolo dallo zoldano Angelo Gamba Zampol.

L’altare del Tabernacolo e quello opposto intitolato a Sant’Antonio da Padova sono opera di Giovanni Battista De Lotto, valente allievo e continuatore dell’arte di Valentino Panciera Besarel.

All’intagliatore cadorino si devono, inoltre, il confessionale ligneo, la statua di San Giovanni Battista posta sul coperchio del fonte battesimale, il Crocefisso innalzato sull’arpese dell’arcata trionfale.

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